L’ultimo bombardamento su Palermo

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75 anni fa era in corso l’ultimo bombardamento su Palermo. Il 23 agosto del 1943 i palermitani per l’ultima volta sono sotto le bombe. La Luftwaffe tedesca effettua quest’ultimo attacco malgrado la perdita della Sicilia. Gli eserciti anglo-americani infatti hanno conquistato tutta la Sicilia.

 

Palermo è nelle mani degli americani da più di un mese. Le Jeep sono entrate nel capoluogo il 22 luglio e hanno in seguito preso la direzione di Messina dove sono entrati il 17 agosto mettendo così fine alla Campagna di Sicilia.

 

 

Però la guerra non è finita e la pressione nei cieli continua. La Luftwaffe tedesca invia 20 JU88 e alcuni Do217 che attaccano il porto e la città con bombe e razzi. Probabilmente è stata usata 1 bomba-razzo radiocomandata Henschel He. 293o 1 Ruhrstahl SD 1400. Il bombardamento comincia alle 04.11 e finisce alle 05.25. (fonte)

Il bombardamento precedente era stato effettuato dalla Regia Aeronautica italiana. In totale sono state 5 le nazioni che hanno bombardato Palermo:

Palermo è distrutta, 3 anni di bombardamenti hanno segnato per sempre la città, 42% del tessuto urbano è ridotto in macerie. 2.123 morti è il numero che è rimasto alla storia. È soltanto il numero ufficiale. Sono tantissimi gli esempi dove la realtà supera i numeri sicuramente controllati per motivi di propaganda.

In periodo di guerra tutti i numeri ufficiali vengono ritoccati per non dare risultati importanti ai nemici e non sfiduciare la propria popolazione sui grandi risultati.

Per esempio il 9 maggio 1943, giorno del più grande bombardamento su Palermo, primo bombardamento a tappeto sull’Italia si registra soltanto 373 vittime, un numero veramente basso in confronto dell’inferno di quel giorno

Oltre alle vite umane Palermo ha perso un patrimonio storico culturale incredibile: centinaia di anni di costruzione perse per sempre.

 

 

Oggi ci sono ancora tantissime tracce delle bombe della Seconda Guerra Mondiale, passiamo davanti abituati. Non li vediamo nemmeno più, non ci pensiamo più. Sono quasi diventati luoghi di attrazione per i turisti che scattano fotografie pensando che quello che vedono è dovuto all’incuria e all’abbandono invece sono le cicatrici ancora aperte che ci ha lasciato il mondo in fiamme degli anni ’40.

Devono servire per darci una lezione. Una lezione di pace. Purtroppo quelli che hanno conosciuto questi terribili momenti sono sempre di meno per raccontarci quello che hanno vissuto.

Non dobbiamo dimenticare che dietro ogni muro distrutto, c’era una casa, c’era una famiglia, prima delle bombe c’era la vita

 

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