Cuadro de Pierre Puget (1677).

Una volta ogni tanto lasciamo il nostro caro XX° secolo per tuffarci un po’ più indietro nel tempo. Oggi risaliamo al 1676 per parlare della Battaglia di Palermo.

 

Il contesto:

Dal 1672 al 1678 è in corso la Guerra d’Olanda che oppone Francia e una Quadruplice alleanza composta da Brandeburgo, Sacro Romano Impero, Spagna, e Province Unite. Luigi XIV voleva estendere il suo territorio verso nord e conquistare i terreni spagnoli dei Paesi Bassi che considerava come parte dell’eredità francese sopratutto dopo la Guerra di Devoluzione che aveva lasciato una frontiera franco-olandese discussa.

 

Nel maggio del 1676, la flotta olandese sostenuta da forze spagnole si è rifugiata nel porto di Palermo dopo una serie di disfatte nel mediterraneo.

Il 31 maggio la flotta francese è davanti al porto di Palermo ed è composta da 29 vascelli, 9 brulotti e 25 galee.

Le forze ispano-olandese non sono di meno: 27 vascelli (17 olandesi e 10 spagnoli), 4 brulotti e 19 galee.

 

Il brulotto è una piccola imbarcazione carica di materiale esplosivo o infiammabile pronta per essere mandata contro le navi nemiche.

 

Il rogo di Palermo

Il 31 maggio la flotta francese si trova di fronte a Palermo. Dispone di 29 navi, 9 brulotti e 25 galee. Nel porto, gli ispano-olandesi non hanno ancora completato le riparazioni e Jean Van Haën sta facendo imbalsamare i resti di Ruyter, tenuti a bordo dell’Eendragt. Gabaret e Tourville, su una feluca, arrivano per spiarli. Essi contano 27 navi (di cui 17 olandesi), 19 galere e 4 navi da fuoco. Nessuna fortificazione seria protegge la baia. Informato, Vivonne decide di lanciare l’attacco contro queste navi ormeggiate.

La mattina del 2 giugno il vento soffia da nord-est, cioè verso l’interno del porto. Vivonne approfitta immediatamente dell’occasione per avvicinarsi e lanciare i brulotti. Questi, spinti dal vento, minacciano immediatamente le navi ormeggiate. I capitani, in preda al panico, tagliano i cavi di ancoraggio e lasciano le loro navi scivolare verso il fondo del porto, inseguite dall’incendio. Approfittando del disordine, Vivonne e Duquesne accentuano l’attacco e lanciano nuovi brulotti. Nei ranghi ispano-olandesi, c’è il panico. L’incendio si propaga da una nave all’altra man mano che alcune navi si arenano o si rompono sul fondo della baia. La città stessa è minacciata dal fuoco.

La nave-ammiraglia della Spagna esplode. Diego de Ibarra annega. La Cerda è ucciso. La galea principale della Spagna è in fiamme. Jean Van Haën è ucciso. Il contrammiraglio Van Middelland annega. Gli olandesi, oltre a questi due ufficiali generali, perdono 7 luogotenenti, 250 soldati o marinai, gli spagnoli tra i 2.000 e i 2.500 uomini. Dodici vascelli, 4 brulotti, 6 galee sono distrutte e 700 cannoni persi, quasi la metà dello squadrone (tenendo conto solo dei vascelli, uniche navi veramente “utili” in combattimento). Nel campo francese, ad eccezione dei brulotti che hanno compiuto la loro missione, tutte le navi sono salve e ci sono solo 200 vittime. Queste perdite sono piccole, ma testimoniavano ancora l’intensità del fuoco sul fianco delle navi alleate che sono state in grado di sfuggire all’incendio e difendersi.

*riasssunto della battaglia sul wikipedia francese.

 

Questa vittoria francese segna la dominazione francese nel mediterraneo occidentale fino alla Guerra di Successione spagnola  (1701-1715).

 

Quest’evento storico è stato documentato da quadri e stampe bellissimi che ritraggono la nostra città.

 

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