22 luglio 1943: le fiamme di Casa Professa e gli americani

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22 luglio 1943, c’era caldo, caldissimo. Tutti i palermitani ricordano quel giorno che ha segnato per sempre la loro vita. Dopo 12 giorni e lo sbarco sulle spiagge del sud della Sicilia, le truppe americane entrano a Palermo.

Il signor Giovanni si ricorda perfettamente quel giorno. Non era come molti sul bordo della strada per accogliere gli americani venuti a liberare Palermo…

Liberare? Ma da chi?

Come spiegavo in un’articolo di Balarm l’anno scorso gli americani non hanno liberato Palermo. Militarmente parlando la Sicilia è stata invasa. Non c’era una forza di occupazione. La Sicilia era nelle mani degli italiani alleati con i tedeschi. Come si può dire liberare l’Italia degli italiani?

Per la popolazione l’arrivo degli americani rappresenta una liberazione: la liberazione dalla fame e la fine dei bombardamenti. Quando vedono le prime Jeep pensano subito che per loro la guerra è finita e che finalmente non si vivrà più con il terrore della morte che veniva dal cielo.

Chiunque poteva portare la speranza di un cambiamento sarebbe stato acclamato come liberatore, anche se era lui stesso a bombardare prima. Allora figuriamoci se distribuisce pure sigarette, cioccolatini e caramelle dimostrando così il benestare che aspetta i palermitani.

La signora Sara era felice l’8 luglio scorso quando ha visto i mezzi storici US di HMV Italia posteggiati sotto casa. Non ha potuto fare a meno che venirli a vedere e ritrovarsi travolta in un fiume di ricordi, di quando da bambina batteva le mani agli americani assaporando caramelle e cioccolatini.

Task Force Husky 2018

Il signor Giovanni invece non gioiva. il giovane ventenne era stato reclutato per una missione particolare. Lavorava al genio civile vicino Casa Professa (distrutta il 9 maggio). Lui, i fratelli e il padre sono stati presi per distruggere l’archivio. Dai piani alti, hanno buttato dalle finestre spalancate faldoni e documenti nel falò sottostante nel cortile. Tutto doveva sparire.

Non è stato distrutto in tempo. La loro missione è stata interrotta da una raffica di mitra. È sfrecciata nel cortile una macchina e gli uomini a bordo non hanno esitato a fermare la missione di distruzione.

“Mio padre che era nel cortile ha avuto solo il tempo di nascondersi dietro un angolo di muro per salvarsi dalle pallottole”.

Infatti, prima dell’arrivo degli americani, le autorità palermitane hanno mandato un piccolo gruppo di soldati a Portella della Paglia per “difendere Palermo”. Ma cosa potevano fare contro la VI Armata del terribile Generale Patton. Malgrado il coraggio di questi uomini la lotta è stata vana. L’esercito americano è passato lo stesso. Però dietro a Palermo hanno avuto il tempo di organizzare la fuga

Arrivano

Entrano a Palermo da Portella della Paglia (la strada di San Giuseppe Jato). Scendono da Monreale dove le famose foto di Robert Capa vengono scattate. Entrano a Palermo da Corso Calatafimi sotto gli applausi dei palermitani che sono usciti di casa.

75 anni fa è cambiata Palermo. Distrutti dalle bombe i palermitani hanno ritrovato la speranza di tornare in un mondo normale, però il sentimento di pace dura poco.

L’indomani mattina alle 4.30 cadono le bombe. Questa volta sono i tedeschi. Gli americani sono a Palermo e da oggi la morte che viene dal cielo ha cambiato campo. Anche gli italiani bombarderanno Palermo! I bombardamenti non sono intensi come quello del 9 maggio ma la guerra non è finita. Purtroppo, la fame nemmeno.

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