Può oggi non sembrare, ma i siciliani hanno le “corse” nel sangue. Fin dagli inizi dell’epopea della motorizzazione l’isola, ed in particolare a Palermo, sono stati fin da subito promotori di grandi eventi motoristici, di qualsiasi genere: automobili, aerei, moto, biciclette… e motoscafi. O meglio, “canotti automobili”, una sorta di offshore ante litteram. Questi si sono dati battaglia davanti le coste di Mondello attraendo l’attenzione del pubblico internazionale.

Il 28 aprile del 1907 è una giornata splendida. L’imbarcazione a vapore italiana “Stura” dalla costa francese giunge nel porto di Palermo, appositamente noleggiata dal “Comitato Feste e Riunioni Sportive”, presieduto dal Cavalier Vincenzo Florio per portare a Palermo proprietari, corridori, meccanici e imbarcazioni dei vari “team” che si sfideranno per la prima volta, nella gara ideata dallo stesso Florio chiamata “La Perla del Mediterraneo”. Il trasporto è completamente gratuito, e garantito per andata e ritorno da Nizza, già famosa e blasonata sede di corse per imbarcazioni sportive insieme a Monaco ed Evian. È richiesta solo la tassa di iscrizione alla corsa, di 100 Lire, il primo passo per vincere l’ambita e raffinatissima targa premio in stile Liberty di René Lalique (uno dei più straordinari artisti del suo tempo) in oro e smalto, con incastonata una perla del valore di ben 8.000 Lire ed un ulteriore premio in denaro di 2.000 Lire (oltre che la conquista della fama). Ma ci sono premi anche per le altre posizioni sul podio, così distribuiti: 1200 e 800 Lire rispettivamente ai secondi e terzi classificati.

In realtà la prima edizione doveva disputarsi già nel 1906, in concomitanza con la prima edizione della leggendaria corsa automobilistica Targa Florio, poi saltata in seguito allo sciopero dei marittimi di Genova. In quella prima edizione si parlava di sei tappe per complessivi 842,660 Km con Palermo come punto di partenza e di arrivo, ridimensionata nella prima edizione del 1907 in un circuito nautico più dinamico: dieci giri di 10 Km ciascuno. Due le categorie, Racers e Cruisers divisi in classi per dimensioni. Ad inizio secolo gli scafi dei “canotti automobili” sono in legno, con carena detta “a tre punti” e vengono costruiti interamente a mano, non esistono ancora il compensato marino, la vetroresina e il kevlar, né le carene piatte e a “V”, come le eliche di superficie e la trasmissione integrata: pilotarli era un vero azzardo per pochi coraggiosi e talentuosi piloti.

Palermo in quel periodo è una stazione invernale à la page, meta primaverile fra le più ambite dagli stranieri. Il “Comitato Panormitan” (massima struttura organizzativa degli eventi creata da Vincenzo Florio), ha stanziato più di 150.000 Lire per incrementare la naturale bellezza dei luoghi con ragguardevoli impianti, ricchi premi e un nutrito programma supportato da un’organizzazione impeccabile. Aristocratici siciliani e sportsmen italiani, inglesi, francesi, si aggiravano eleganti tra i giardini di Villa Igea, godendosi quel sole, clima ed “esoticità” che solamente Palermo poteva offrire.

Dal vaporetto intanto scendono dei veri prodigi della tecnica e dell’estetica, che da soli valgono una sfilata: il Daimler II e III con scafi Sounders di Lord Howard de Walden, il Lorrain-Diétrich di Pérignon con scafo Quernel, il Martini di Guerville e Ruthvez con scafo Megevet, il New Trèfle II con scafo La Sirène di Thubron, il Sec con scafo Gallinari dell’italiano Gilli ma con motore Mors, il Naval con scafo Despujols e motore Mutel del francese Deville. È presente anche il Jeannette dello stesso Florio con scafo Gallinari e motori Itala, che da primo appassionato non intende certo perdersi una gara; un precedente che ricorda quando alla Targa Florio del 1909 arriverà volontariamente secondo sulla sua rossa Fiat “espletando un bisogno fisiologico” così da non destare inutili dicerie da gara truccata (anche se era meritatamente primo). Intanto dalle terrazze dello splendido albergo e dalla riva, già gli occhi sono puntati sul golfo cittadino: incuriositi e attenti per non perdere un solo istante della prodigiosa gara che sta per disputarsi. Il cielo è trasparente, la temperatura mite, la calma piatta interrotta solo dal brusio impaziente del pubblico. Gli scattanti Cruisers e i maneggevoli Racers hanno la possibilità, con questo meteo, di esprimere al meglio la loro potenza e velocità sul percorso siciliano. Al via i “canotti automobili” sprigionano tutta la grinta dei loro propulsori e le cronache del tempo raccontano febbrilmente: il motore Delahaye del Gallinari II ha presto un cedimento… rallenta… Ne approfitta l’inglese Flying Fish di M. Lionel de Rothschild con scafo Saunders e motori Wolseley che con gli intrepidi piloti Yarrow e Napier si porta al comando.

Lo sportivo All’Erta di Paolo Letta è in seconda posizione e sfila veloce con il suo scafo Gallinari e il potente motore Fiat. Ad ogni giro i tempi di ciascuna imbarcazione sono riportati su una apposita, ampia e visibile tabella così che pubblico e piloti abbiano sempre sotto controllo l’andamento della corsa. Ultimato il settimo giro, il C.P. II costruito a Napoli con motore Thornycroft, si ritira. Con spruzzi di schiuma bianca, l’agile racer dell’inglese Thubron, il New Trèfle III, che monta un motore Brasier su scafo Lein, segue di poco distaccato l’Adèle di Zanelli, sempre terzo. Per tutti e dieci i giri l’assetto iniziale rimane invariato ma alla fine la spunterà il Flying Fish di M. Lionel de Rothschild che vincerà la prima edizione di questo promettente appuntamento sportivo, che purtroppo rimarrà anche l’ultimo, fermato da problemi economici e da un momento di crisi. Ma la mitica Targa Florio (la corsa più antica del mondo) porterà ancora la Sicilia al centro delle manifestazioni sportive e del bel mondo, facendola rimanere, seppur in modo diverso “Perla del Mediterraneo” per lunghi anni.

Federico Signorelli

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