Palermo è veramente una città strana dove l’assurdità diventa il quotidiano dei suoi abitanti. È una città meravigliosa dove la frontiera tra l’assurdità e la bellezza è soltanto una magra sfumatura.

In questi giorni, ho partecipato ad un convegno e una passeggiata organizzata sul centro storico. Ovviamente il punto di partenza erano i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale quando la nostra cara città ha vissuto i suoi momenti peggiori sotto le bombe.

I quattro anni di bombardamenti (1940-1943) sono stati devastanti per il capoluogo siciliano. Si calcola che oltre il 40% del tessuto urbano è stato distrutto.

Alcuni monumenti storici sono stati completamente distrutti e ancora oggi alcuni di loro mancano all’appello. Moltissimi portano ancora le tracce della distruzione e certuni sono stati quasi completamente ricostruiti.

Tre esempi:

Santa Maria di Piedigrotta nei pressi del porto completamente sparita.
Foto: palermoviva.it
San Giuseppe dei Teatini che porta ancora i segni delle bombe
Casa Professa o Chiesa del Gesù quasi completamente ricostruita negli anni 50

E poi…

E poi ci sono tutti i luoghi dove passiamo ogni giorno senza alzare lo sguardo; non per vergogna ma per abitudine. Luoghi che sono entrati nel paesaggio urbano palermitano e sono diventati il fascino dei turisti (e molto spesso corredato di altrettanta “munnizza” che non può mancare).

Uno studio dell’Architetto Marcello Panzarella ci rivela che 11,3 ettari del centro storico sono rovine. E si considera solo il rettangolo da stazione centrale a teatro Massimo e da cattedrale a mare, escludendo quartieri come Borgo Vecchio che non è messo tanto meglio.

La mia opinione personale su questa situazione è molto divisa. Da straniero che ama tantissimo questa città la trova meravigliosa nella sua assurdità. Palermo non deve diventare Barcellona, Berlino o Parigi. Questi caratteri particolari, le sue cicatrici non devono sparire per diventare un asettico corridoio dove si passa senza ritrovarsi cambiato da questa esperienza.

Non fare niente non è nemmeno una soluzione. Forse bisogna trovare una via di mezzo con una soluzione non drastica che esclude un cambiamento totale del tessuto urbano.

Una riqualificazione è ineluttabile: alcune rovine potrebbero (o dovrebbero) sparire completamente ma la traccia di quel periodo storico deve anche rimanere. La mia opinione si divide tra il fascino di alcuni spazi dove la natura ha ripreso il sopravvento sulle trasformazioni dell’uomo e una necessità di recupero.

Non sono architetto, ingegnere, urbanista o costruttore ma un semplice innamorato di una città (che ogni tanto si fa odiare) con un potenziale incredibile che sta per emergere. Palermo ha iniziato un’evoluzione che era diventata necessaria. Anch’io ogni tanto ho paura dei cambiamenti, ma forse un domani saremo fieri dei passi che abbiamo osato fare…

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