Ma che fa(s)cisti?
Lei era fascista?
Fa sempre parte delle domande che faccio quando incontro un testimone dell’epoca. La risposta non è sempre la stessa. C’è chi è più timido e si vergogna, c’è chi è più deciso, c’è chi si giustifica e c’è chi cerca di negare.
Parlare di Seconda Guerra Mondiale in Italia non è una cosa semplice. Ancora oggi l’Italia non ha ricucito con il suo passato e il proprio ruolo nella Seconda Guerra Mondiale. Allo stesso modo come le macerie ancora presenti tra le strade italiane, non ha ricostruito il suo passato.
Ancora oggi, molto spesso ci imbattiamo in delle frasi del tipo “era meglio prima” o “ai tempi di…”.
Chi era piccolo negli anni 30 si ricorda benissimo il fascismo. Si ricorda benissimo che era fascista. La signora Ida, capomanipolo della Gioventù Italiana del Littorio, ci racconta che era bello essere un piccolo fascista, c’era il cinema, la palestra, le attività… Essere un ragazzino di 12 anni è bello sotto il fascismo, era un gioco nel quale si divertiva. Per esempio, il signor Ciccio si divertiva. Le adunate della domenica erano sempre uno spasso. Andavano in giro vestiti con la divisa, sembravano invincibili. Giocavano a fare la guerra ed erano sempre vincitori.
Per certi bambini il ricordo del vissuto sotto il fascismo non è una cosa brutta… Un bambino di 12 anni, non può giudicare la politica nazionale di un paese. Tra l’altro, i loro genitori non ne parlano davanti a loro. Non si parla di queste cose davanti ai bambini. Se c’era dissenso in famiglia in confronto del potere non si doveva fare sapere ai ragazzi. Una parola di troppo e tutta la famiglia diventava nemica di stato… Quindi se ce n’è bisogno, si nasconde la propria avversione ai “fascisti”. Questi bambini ci raccontano anche un’altra storia che non dobbiamo dimenticare: “un uovo diviso in quattro”, “papà mandato al fronte”, “la casa persa durante i bombardamenti”, “vivere con il terrore delle bombe”.
Per altri bambini, invece il fascismo è stato la ragione per cui hanno dovuto abbandonare gli studi, subire discriminazione e violenza, essere separati dalle proprie famiglie, lottare per la propria sopravvivenza in un campo di sterminio.
Poi c’è chi non è né pro né contro… c’è chi passa la sua vita nel disinteresse più totale della politica, che preferisce accettare piuttosto che decidere. “Ma io non ne capisco niente!”. E una categoria che ha lasciato agli altri il potere di condizionare tutto un popolo, di aver mandato una generazione in guerra.
L’informazione era controllata, da anni che si ribatteva sui stessi argomenti che riescono ad entrare nelle menti della gente. Non c’era internet dove possiamo trovare una certa libertà di pensiero dove chiunque può dire la sua… Anche se a volte ho paura che oggi sia difficile trovare informazioni oggettive nell’immensità di internet o c’è il rischio di avere informazioni assolutamente false. I social network ci mandano solo le informazioni condivise dai nostri amici, quindi se tutti i nostri amici la pensano allo stesso modo, abbiamo solo un punto di vista.
Viviamo in un mondo dove la diretta è più importante di tutto, dove perdiamo il filo. È difficile avere la conoscenza di un evento in tutto la sua complessità. È come vedere 20 secondi di un film di 2 ore. Ma cosa abbiamo capito del film? Dobbiamo cercare sempre di capire, di avere un punto di vista globale sulle cose che accadono prima di farsi un’opinione.
Chissà se nel XXII° secolo ci giudicheranno come facciamo noi oggi con quelli del secolo precedente che hanno lasciato cadere il mondo nella pazzia dell’odio e della guerra… Manteniamo gli occhi aperti, il rispetto per gli altri e la pace sono i beni più preziosi che abbiamo da consegnare al futuro.