Hiroshima mon amour
6 agosto del 1945, cambia per sempre il volto del mondo: per la prima volta è utilizzata la bomba atomica in un teatro di guerra. Adesso siamo entrati nell’era nucleare. Le metodologie di guerra sono cambiate. Basta un aereo solo per fare pesare la bilancia dall’altro lato.
Quel pomeriggio Tibbets fa scrivere in rosso sulla carlinga dell’aereo il nome di sua madre «Enola Gay» e alle due della notte si alzava in volo verso Hiroshima. Il B29 avrebbe viaggiato in pieno giorno, in modo da poter identificare il bersaglio senza ombra di dubbio, e avrebbe volato alto per non essere colpito dalla contraerea giapponese, e, infine, per non destare sospetti, per farsi passare come un semplice volo di ricognizione e non fare alzare i caccia, non aveva scorta. Dopo sei ore l’«Enola Gay» era sul bersaglio. Alle 8.15 Tibbets sganciò il «Little Boy», che pesava novemila libbre e fece virare bruscamente l’aereo. Nel mentre, in meno di un minuto, la bomba raggiunse quota di mezzo miglio da terra e al suo interno si innescò la reazione atomica. Esplose formando una palla di fuoco dal diametro di 15 metri e una temperatura di 300 mila gradi. Poi emise un enorme flash da accecare ed incendiare tutto ciò che era combustibile nell’arco di diversi chilometri, a cui seguì un onda d’urto che sbriciolò ogni edificio in cemento armato o acciaio. Anche l’«Enola Gay» venne colpita, era come se «l’anello di un pianeta distante si fosse staccato e ora venisse verso di noi» disse uno dei piloti di coda. Sei ore e mezza dopo atterrò di nuovo a Tinian. «Ho fatto solo il mio dovere. Ho obbedito agli ordini», ha ripetuto Tibbets che mai sentì il rimorso per quello che aveva fatto. Intanto forse 80 mila giapponesi morirono all’istante e altre decine e decine di migliaia dopo giorni, mesi e anni a causa delle radiazioni. Estratto da Fuoco dal cielo di Antonino Blando, prefazione di Bombardamenti su Palermo, un racconto per immagini.Da quel momento sono finiti i modi tradizionali da fare la guerra, non c’è più bisogno di mandare milioni di soldati armati individualmente sul fronte. Basta un mezzo solo, un ordigno solo per raggiungere l’apice della distruzione. Solo due volte la bomba atomica è stata utilizzata in un teatro di guerra: il 6 agosto 1945 a Hiroshima e il 9 agosto 1945 a Nagasaki. Questi due eventi sono bastati per fare tremare il mondo.
Il ragazzino
Little Boy: 71 centimetri di diametro per 3 metri di lunghezza con un peso complessivo di 4.037 chili. Potenza di distruzione equivalente a 15.000.000 chili di tritolo. Un oggetto piccolissimo in confronto della sua capacità di distruzione. È rimasta nelle memorie una citazione attribuita al copilota del Enola Gay, Robert Lewis che avrebbe dichiarato subito dopo l’esplosione di Little Boy: “Mio Dio cosa abbiamo fatto?”Ad essere divorato dal rimorso fu, invece, Claude Eatherly che non era sull’«Enola Gay» ma su un altro aereo mandato in avanscoperta per controllare la situazione meteorologica della città. Anch’egli veterano della guerra su B17 in Europa, quando ritornò a casa cadde in una profonda crisi depressiva che lo trascinò sempre più in basso, a vivere di piccoli crimini e infine negli ospedali psichiatrici. La sua vicenda oscura arrivò, per caso, a conoscenza del filosofo Günther Anders con cui iniziò una lunga corrispondenza che lo spinse a scrivere una lettera di pentimento e di scuse al popolo giapponese nel giorno della memoria del 6 agosto 1960. I cittadini di Hiroshima gli risposero dicendo che anche lui era stato una vittima della bomba. Estratto da Fuoco dal cielo di Antonino Blando, prefazione di Bombardamenti su Palermo, un racconto per immagini.