Nonno Pino, il libraio nato il 4 aprile in via del 4 aprile…

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Giuseppe è veramente nato il 4 aprile 1929 a Palermo in via del 4 aprile, vicino Piazza Marina. Anche se potrebbe essere il titolo di un romanzo, non è una storia inventata ma quella di un uomo che ha attraversato un secolo di storia e di storie…

Giuseppe è figlio di Pietro e Benedetta. Pietro lavora al porto nelle operazioni di carico e scarico della merce. Quando Giuseppe ha solo 4 anni suo padre muore dopo mesi di sofferenze per colpa di un incidente sul lavoro.

Il primo marzo 1943, a piazza Borsa durante un bombardamento gli cade un “balatone” di pietra sulla spalla e sviene. A malapena si ricorda cos’è successo, ma per fortuna non si è fatto niente. Tornando a casa decide di scappare da Palermo perché la situazione era diventata insostenibile.

Piazza Borsa angolo Via Malta – 01/03/1943

Ne parla con la mamma Benedetta che si convince dopo i fatti appena successi. Raccoglie i soldi messi da parte per darli al suo Giuseppe nell’obiettivo di andare a comprare i biglietti del treno. Ma il ragazzo, a soli 14 anni, è intelligente: “Mamma! Questi soldi ci servono per mangiare. Non ti preoccupare! A Roma ci arriviamo.” E così sono partiti all’avventura per raggiungere la capitale tra treni, carrozze, passaggi offerti da altri viaggiatori e avventure varie.

Arrivando a Roma, Giuseppe e Benedetta vanno da cugini romani però la casa è piccola e troppo stretta. Sin dall’indomani Giuseppe si adopera per sistemarsi meglio e trova lo stesso giorno una casa dove alloggiare. Casa trovata, deve trovare un lavoro per riempire la pentola. Viene assunto dal Sig. Misani che ha una tappezzeria in via del Corso (vicino via dell’Umiltà). Subito diventa il ragazzo di fiducia del proprietario. Addirittura quando i Misani sono costretti a scappare (perché ebrei) il sig. Misani gli affida le chiavi di casa e Giuseppe si trasferisce con la mamma nella casa dei Misani in via Pompeo Magno n. 10.  La sera stessa del suo trasferimento la casa dove abitava prima viene distrutta dalle bombe. Giuseppe si ritrova a gestire gli affari del proprietario nascosto dentro il Vaticano; ogni due giorni entra nel Vaticano discretamente con la sua bici “recuperata”, portando cibo ai Misani e riportando con sé gli ordini impartiti per la tappezzeria.

Nel marzo del 1943, dopo i fatti di via Rasella mentre esce dal teatro viene circondato dai soldati tedeschi, gli vengono confiscati i documenti e lo obbligano a salire a bordo di un camion.

Roma era diversa nel 1943, non c’era bisogno di fare chilometri per arrivare in campagna. Giuseppe approfitta della distrazione creata da un combattimento aereo per saltare dal camion con altri ragazzi e scappare in mezzo ai campi. Mentre scappa viene colpito da un proiettile alla gamba. Per fortuna non è grave. Il dottore che lo cura alla fine di questa fuga “chiude un occhio” facendo finta di credere alla storia che si era ferito lavorando nei campi.

Il problema è che da questo momento si trova senza documenti e che forse i tedeschi lo stanno cercando. Trova rifugio in un controsoffitto proprio a casa Misani con altri due compagni di disavventura. La situazione è abbastanza tranquilla anche se ci sono i controlli a casa. Sul portone è scritto “Vedova Durante” (il cognome della mamma) e quindi le forze dell’ordine non cercano uomini in casa.

Si nasconde lì per 3 mesi fino all’arrivo degli americani il 5 giugno.

Ne abbiamo parlato a lungo nell’autunno del 2013, quando è morto Erich Priebke, l’ufficiale della SS che ha organizzato l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Si ricordava ancora lo “sguardo cattivo” di quei momenti…

Appena Roma è liberata, la mamma vuole tornare il più presto a Palermo perché gli altri 3 figli che sono partiti per il fronte stanno forse tornando e sono già mesi (se non di più) che non ha notizie. Il viaggio di ritorno verso la Sicilia è ancora più scabroso dell’andata. Non esistono più treni né trasporti, si fanno molti pezzi a piedi, si attraversa lo stretto di Messina a remi…

Arrivando a Palermo, ritornano a casa loro e la trovano sana, non era stata colpita dai bombardamenti o dai saccheggi.

In quel periodo mancava di tutto, anche le mollette per i capelli della mamma. Vedendo la situazione, Giuseppe va a comprare un po’ di fil di ferro, e comincia a fabbricarle lui stesso con i fratelli. Questa piccola produzione permette per di avere qualcosa da barattare con altri prodotti di prima necessità.

Si sposa nel 1947 con la sua amata Rosetta che per tutta la vita l’accuserà di barare a carte e per farla contenta la lasciava vincere.

La sua esperienza romana gli permette di trovare lavoro nel campo delle tipografie e viene assunto a Palermo dalla tipografia Andò dove diventa un po’ il factotum del principale.

Nel 1956, risponde a un’offerta di lavoro a Milano per il giornale “Il Giorno”, l’offerta era corredata anche di alloggio per la famiglia che lo doveva raggiungere, ma le case per i meridionali a quell’epoca a Milano non sono “delle migliori”, nemmeno c’era il bagno in casa…

Dopo aver trovato una casa migliore la famiglia si riunisce a Milano. Ma la vita non è la stessa che in Sicilia e dopo più o meno un anno decide di ritornare a Palermo e riprende il suo lavoro da Andò. Ancora una volta è l’uomo di fiducia: va lui direttamente a casa di Leonardo Sciascia per prendere i manoscritti.

Diventato rappresentante per Andò, viaggia tantissimo in tutta Italia. Ma il suo sogno di aprire una libreria si fa vivo nella fine degli anni ‘60 quando salta sull’opportunità di riprendere la libreria delle sorelle Giambruno su Corso Vittorio Emanuele al numero 409 (quasi di fronte alla Chiesa del Santissimo Salvatore)

Nella metà degli anni 60 apre un’altra libreria sul Cassaro, al numero 376 (accanto a Palazzo Drago) dove prima vi era una galleria della moda. Permettendo così di creare una succursale.

La libreria Giambruno viene distrutta da un crollo negli anni 90. Il palazzo che era già malconcio dai bombardamenti e dal terremoto del 1968 non ha più retto. Per fortuna il crollo avviene di notte e nessuno era dentro la libreria.

Molti di voi sono lo hanno conosciuto, molti andavano alla libreria Tramontana.  Anche il gen. Dalla Chiesa era un cliente di Giuseppe che, a volte, gli portava direttamente i libri in caserma per evitare di scomodare il generale e tutta la scorta. Altri lo hanno conosciuto a scuola come rappresentante della Remo Sandron (i famosi questionari- casa editrice fondata a Palermo ma trasferita a Firenze a causa della guerra nel 1943) poi per la Bonacci di Roma e anche la Spaggiari.

Di Giuseppe Tramontana ne abbiamo anche parlato nel libro Bombardamenti su Palermo quando ci raccontava dei bombardamenti su Palermo.

I nonni, i genitori sono fonti di storie incredibili. Non c’è bisogno di inventare, la realtà è già abbastanza fantasiosa. Fermatevi dopo il pranzo della domenica, ascoltate, prendete appunti, scrivete… e imparate.

In queste righe è solo un riassunto veloce, un assaggio delle mille storie che ci ha raccontato, senza contare su quelle che non voleva raccontare dicendo “Vabbè, cose vecchie…”

Ci sarebbero voluti libri per scrivere tutto, giorni per sentirlo raccontare il resto, ma lui raccontava poco, a pezzettini non solo quando era disposto a farlo ma anche quando avevamo bisogno di una lezione di vita.

Grazie nonno Pino (04/04/1929 – 24/08/2021)

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