La Galleria Mussolini di Palermo
Finalmente le porte di ferro di via Maqueda si sono aperte. Da anni che aspettavamo di recuperare la storica galleria delle vittorie della Palermo degli anni ’30. Purtroppo non ha più la sua bellezza di un tempo però speriamo che sia la rinascita di un luogo lasciato all’incuria e al tempo.
La galleria
È nata nel 1935 in pieno periodo fascista e infatti si vede. Sia lo stile architettonico che le decorazioni (quelle sopravvissute al tempo) non lasciano dubbi.
Dall’esterno, vediamo un grande palazzo di 5 piani nello stile futurista dell’epoca. Sulle facciate è specificato il nome “GALLERIA DELLE VITTORIE” in caratteri tipici degli anni 30.
Si chiama galleria delle vittorie perché il suo compito era di commemorare le vittorie dell’Italia fascista. Si notano subito entrando sotto i nostri piedi i tappeti di mosaici con i fasci littori.
Ognuno dei 3 ingressi riporta una data precisa:
2 OTTOBRE A. XIII E.F.
L’ingresso di via Bari riprende la data del 2 ottobre del 1935, il discorso di Mussolini che chiama alle armi dal balcone di Piazza Venezia.
9 MAGGIO A. XIV E.F.
L’ingresso principale su via Maqueda commemora il 9 maggio del 1936 la proclamazione dell’Impero Italiano con il discorso di Mussolini a Roma.
Il 9 maggio è conosciuto a Palermo per un altro anniversario molto più triste: il primo bombardamento a tappeto sull’Italia. Il 9 maggio del 1943, Palermo ha vissuto la giornata più nera della sua storia, c’è chi ricorda che quel giorno “si oscurò il cielo” dal numero di apparecchi venuti per bombardare il capoluogo siciliano.
18 MARZO A. XV E.F.
Ingresso da via Bari: il 18 marzo del 1937 Mussolini inaugura la Via Balbia e riceve la spada dell’islam.
La via Balbia fa parte delle grandi opere realizzate nelle colonie del Nord Africa durante il ventennio ed è conosciuta anche come la Litoranea libica. Il suo nome è in onore di Italo Balbo, l’aviatore diventato anche ministro considerato all’epoca come un grande eroe per le sue avventure.
La spada dell’islam non è una spada tradizionale del mondo arabo: è stata forgiata in Toscana! Voluta dal Duce che diventava così simbolicamente il “protettore dell’islam”.
Di quel giorno c’è una foto famosa dove si vede il duce fiero sul suo cavallo. Questa foto viene spesso ripresa nella storia dei fotomontaggi perché il palafreniere che tiene calmo il cavallo di Mussolini è stato cancellato per dimostrare la maestranza del duce.
Altro che Galleria delle Vittorie era piuttosto una galleria alla gloria di Benito.
L’ingresso principale
Entrando da via Maqueda possiamo provare ad ammirare due dipinti ai lati del passaggio che entra nella galleria.
Ho utilizzato il termine “provare” perché ormai i danni del tempo hanno fatto il loro effetto. Non so se ho idealizzato il mio ricordo, ma credo che una decina di anni fa erano molto più distinguibili. Rappresentano, o meglio, rappresentavano scene delle colonie italiane con la sottomissione dei popoli africani all’Italia fascista.
Prima della chiusura
Molti di voi ricorderanno la galleria nella sua attività. Prima era un luogo commerciale con negozi e attività.
Possiamo ricordare per esempio:
Vitagliano
Un negozio di abbigliamento per uomini che aveva anche le vetrine su via Napoli di cui si vedono ancora le insegne all’esterno della galleria.
La galleria del giocattolo
Un grandissimo negozio di giocattoli dove oggi c’è giocoleria, aveva anche le vetrine aperte all’interno della galleria.
Tassoni o Tacconi
Entrando sulla sinistra, un venditore di opere d’arte. Vendeva quadri. Oggi c’è il locale Mak Mixology che ha permesso la riapertura della galleria.
Se qualcuno si ricorda il nome esatto, può lasciare un commento in basso.Grazie ai membri del gruppo facebook Palermo di una volta per la risposta.
La Banca Commerciale Italiana
È necessario ricordare che dall’interno della Galleria delle Vittorie si accedeva anche alla Sede della Banca Commerciale Italiana (oggi Intesa Sanpaolo), prima che questa venisse trasferita nel nuovo edificio di via Mariano Stabile. Da piccolo mi ci portava mio padre che aveva il conto lì, ma è difficile spiegare l’aria che si respirava all’interno di una Banca di quel periodo (anni ’60) a chi è abituato alle “banche” di oggi: impiegati rigorosamente in giacca e cravatta, e il Direttore ossequiato come se fosse il presidente della Repubblica!!!
Francesco Maggiore
La vetrata
Purtroppo la vetrata che copriva l’interno della galleria lasciava cadere pezzi di vetro e quindi durante decine di anni non abbiamo potuto più godere del suo cortile in sicurezza.
Finalmente, dopo quasi 40 anni possiamo approfittare di nuovo della galleria. Una vittoria sulla dimenticanza. Ritornare in questi luoghi ci permetterà di recuperarli per lottare contro il loro abbandono.
La riapertura della Galleria è oggi possibile grazie all’apertura del locale cui si accede proprio dalla galleria. Hanno fatto una vera e propria messa in sicurezza levando i detriti e i vetri che rischiavano di cadere.
A quanto pare il progetto di recupero non si ferma qui, si parla di ricostruire tutta la vetrata per ridare completamente vita alla galleria delle vittorie…
Questa sarebbe veramente una vittoria!
Andavo a scuola da quelle parti e mi ricordo quando con i compagni facevamo l’ora ( assenza a scuola) e andavamo a passare un po’ di tempo in galleria. Era bellissima (anni 70) e per noi era il nostro posto!
Rosalba Rappa
Attenzione a cosa si tocca, potrebbe esistere un vincolo della sopraintendenza.
Speriamo che le modifiche non toccheranno tracce storiche…
La rinascita di Palermo passa anche per il completo recupero di via Maqueda e corso Vittorio Emanuele
Fino agli anni 90 si poteva entrare, andavo all’università è sempre stato un luogo magico. Speriamo in un buon recupero
anni 60 era il nostro rtrovo dgi amici di piazza st Onfrio di fronte tutte le sere la nostra gioventu’
anni 60 era il nostro rtrovo dgi amici di piazza st Onfrio di fronte tutte le sere la nostra gioventu’
penso che cancellare o non prendersi cura della nostra storia anche se secondo alcuni vergognosa parlo per del periodo bellico sia una grande violenza che si fa non solo a noi stessi ma anche alle nuove genrazioni .