70 anni fa, la guerra civile in Italia

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Il destino dell’Italia non è mai stato così incerto come in quei giorni del 1948. Si rischia la guerra civile, i giornali scrivono i titoli che fanno tremare una nazione. “VIA IL GOVERNO DELLA GUERRA CIVILE” – “Sciopero Generale a Roma e Torino”. L’Italia trema…


 

Le prime elezioni politiche della storia della repubblica sono passate da poco. Il 18 aprile 1948 la giovane democrazia ha plebiscitato la Democrazia Cristiana, preannuncio degli anni successivi che vedranno una DC attrice principale della politica italiana.

 

 

14 luglio 1948 alle 11.30, Palmiro Togliatti esce da Montecitorio. Il giovane studente di giurisprudenza Antonio Pallante lo aspetta armato di una calibro 38. Lo colpisce tre volte. L’uomo simbolo del Partito Comunista si accascia ma non muore sul colpo. Trasportato in ospedale in condizioni critiche, passerà ore sotto i ferri per essere salvato.

Intanto l’Italia trema.

Togliatti è l’Uomo del Partito comunista. È il successore di Antonio Gramsci alla testa del PCI sin dal 1927. Già nel 1922 era scampato ad un’incursione fascista nella sede del giornale “il comunista” proprio il giorno della marcia su Roma. Durante il ventennio Togliatti rimane in Italia fino al 1934 quando si trasferisce in Russia. Passano 9 anni, dopo lo sbarco in Sicilia e l’armistizio di Cassibile quando ritorna in Italia nel 1943.

Nel giugno del 1944, Togliatti veste la sua prima carica istituzionale come ministro. È eletto all’Assemblea Costituente e deputato sin dalla prima legislatura.

Nel 1948, Togliatti perde le elezioni. Però nella mente di Pallante l’uomo soprannominato il “migliore” è di troppo.

Antonio Pallante è un uomo del FUQ: il Fronte dell’Uomo Qualunque, un partito della destra qualunquista che vede nel potere il nemico assoluto di cui gli obiettivi principali sono:

  • lotta al comunismo;
  • lotta al capitalismo della grande industria;
  • propugnazione del liberismo economico individuale;
  • limitazione del prelievo fiscale;
  • negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del Paese.

In un articolo della Repubblica del 1998:

Cinquant’anni fa era partito una notte dalla Sicilia perché credeva di avere una missione da compiere, il giorno dopo arrivò a Roma. Nella valigia aveva una copia di Mein Kampf, nella mano destra stringeva la pistola a tamburo appena comprata al mercato nero per 1500 lire.

 

L’uomo è pronto ed infatti è riuscito a colpire il suo bersaglio.

Togliatti è ferito di tre colpi da armi da fuoco. È salvo per miracolo. Un proiettile ha colpito Togliatti alla nuca, ma non ha sfondato la calotta cranica, schiacciandosi sull’apofisi occipitale.

L’assaltatore è stato fermato subito dai carabinieri di Montecitorio.

Antonio Pallante processato nel 1949 è condannato per tentato omicidio volontario, a tredici anni e otto mesi di reclusione. Nel 1953, in appello la pena è ridotta a dieci anni e otto mesi. E lo stesso anno in Cassazione la pena scende ancora per essere ridotta a meno di 6 anni.

Pallante torna in Sicilia dopo il carcere, vince il concorso alla forestale e trascorrerà tutta la sua vita a Catania come un semplice cittadino, un pensionato ordinario che non si è mai pentito, e per riprendere le parole dell’articolo della Repubblica del 1998, con “la tranquilla esistenza di un uomo qualunque che si confonde con gli altri”.

 

Quel tentativo omicidio ha scosso tutta l’Italia.

I titoli dei giornali hanno fatto tremare tutto un popolo.

 

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I comunisti stanno per prendere le armi. Gli operai della FIAT di Torino sequestrano il direttore. I treni si fermano, I telefoni non funzionano più,… Il ministro dell’interno Scelba dà le disposizioni per vietare qualunque manifestazione. Sembra che la guerra civile stia per scoppiare soprattutto quando escono le fake news sullo stato di salute di Togliatti mentre è ancora sotto i ferri: Togliatti è morto rimasto vittima della “reazione fascista” come Giacomo Matteotti nel 1924.

Solo Togliatti riesce a fermare la preparazione della guerra:

“Per carità siate calmi, non perdete la testa, non facciamo sciocchezze.”

 

Però una macchina partita di corsa non si ferma così facilmente

Il 15 luglio, la protesta e le dimostrazioni degenerano. Si occupano fabbriche, vengono devastate decine di sedi di partito e, naturalmente, arrivano le prime vittime. In Puglia, l’incidente più grave avviene a Taranto ad appena tre ore dopo l’attentato a Togliatti. La città è imbandierata e festante per la Fiera del Mare che dovrebbe svolgersi il giorno successivo ma le notizie apprese dalla radio producono un moto spontaneo di popolo che al primo incontro con la forza pubblica si incattivisce. Lo scontro inizia con il lancio di sassi e finisce a pistolettate: un agente ed un operaio rimangono uccisi.(fonte)

 

L’evento che avrebbe calmato il popolo infuriato sarebbe stato la vittoria di Gino Bartali il 15 luglio sul Tour de France. Gino s’impossessa della maglia gialla il 16 e la conserva fino a Parigi il 25 luglio. Una grande vittoria italiana in un Tour che sembrava destinato a Louison Bobet.

 

L’Italia, tre anni dopo il secondo conflitto mondiale, ha veramente rischiato di ricadere nel buio della violenza e della guerra.

 

Vi consiglio di vedere assolutamente il video seguente che dura solo 7 minuti:
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/video/sullorlo-di-una-guerra-civile/973/default.aspx

 

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